Saggi Storici sui Tarocchi di Andrea Vitali

Saggi dei Soci e Saggi Ospiti

Carl Gustav Jung e il Tarocco

Sincronicità e divinazione

 

A cura di Gerardo Lonardoni


Tutti conoscono il profondo interesse che Carl Gustav Jung nutrì per i sistemi oracolari in generale, e per la più famosa mantica orientale in particolare: il millenario I Ching cinese. Jung scrisse una prefazione all’edizione inglese della più importante traduzione dell’opera dal cinese, quella pubblicata negli anni Venti dello scorso secolo dal sinologo tedesco Richard Wilhelm. Wilhelm era un pastore protestante tedesco, che recatosi da missionario in Cina al principio del ‘900 conobbe un maestro confuciano che lo iniziò ai misteri dell’I Ching. Wilhelm a sua volta introdusse Carl Gustav Jung, che lo conobbe personalmente e ne divenne amico, alla comprensione profonda dell’oracolo cinese. Jung conosceva e usava già da molti anni l’I Ching quando incontrò Wilhelm, ma fu quest’ultimo ad offrirgliene una traduzione aderente allo spirito del testo e filologicamente corretta.




Nella prefazione sopra citata Jung espose la propria teoria della sincronicità, spesso riportata anche nei manuali sui tarocchi. Lo psicanalista svizzero riteneva che la causalità, che costituisce il fulcro della scienza contemporanea, alla sua epoca fosse già stata messa in crisi dalle scoperte della fisica. Riecheggiando evidentemente il principio di indeterminazione di Heisenberg, Jung faceva notare che le leggi di natura sono invariabili solo quando riproduciamo gli esperimenti nel ristretto spazio di un laboratorio, all’interno quindi di una causalità controllata. All’esterno di tale ambito protetto, la natura agisce secondo schemi in cui interagiscono una quantità incalcolabile di eventi esterni, che rendono impossibile determinare con certezza il risultato, e fra tali eventi va ricompreso anche l’osservatore stesso, che seppure involontariamente interferisce sempre con i processi causali. Il risultato potrà essere previsto secondo un  mero calcolo di probabilità, non di certezza, come si esprime C. G. Jung: “Noi ora sappiamo che tutte le leggi di natura non sono altro che delle verità statistiche, costrette perciò ad ammettere delle eccezioni” (Prefazione alla traduzione inglese dell’I King, in I King, Edizioni Astrolabio, Roma 1950, pag. 12). Se la causalità fallisce sostanzialmente nel suo compito di fornire nessi sicuri tra i fatti, esiste secondo Jung un altro metodo di collegare gli eventi fra loro: questo sistema è definito sincronicità. Tutti gli eventi che accadono nello stesso istante, sono per ciò stesso collegati fra loro da vincoli misteriosi di natura non causale: “L’istante che sta attualmente sotto osservazione appare all’antica visione cinese più come un colpo di fortuna che come un ben costruito risultato di catene causali concorrenti” (op. cit. pag. 13). Quindi, chi consulta ad esempio i tarocchi, ottiene una lettura che inevitabilmente riflette ciò che sta accadendo nello stesso tempo. L’azione divinatoria si specchia nell’attimo in cui viene compiuta e ne fornisce una chiave di lettura non-causale e non-razionale; tale azione inoltre, a differenza dell’esperimento di laboratorio, tiene conto dell’aspetto soggettivo costituito dall’osservatore-divinante che entra a pieno titolo nell’operazione. La lettura oracolare è quindi la somma dei dati oggettivi costituiti dai segni e del dato soggettivo costituito dall’interpretazione del divinante: “La sincronicità considera la coincidenza degli eventi in spazio e tempo come significatore di qualche cosa di più d’un mero caso, cioè di una peculiare interdipendenza di eventi oggettivi tra di loro, come pure fra essi e le condizioni soggettive (psichiche) dell’osservatore o degli osservatori” (op. cit., pag. 14).


Tuttavia, se l’interesse di Jung per l’I Ching è ben conosciuto, non lo è altrettanto quello per i tarocchi. Una profonda differenza di valutazione divide infatti i due sistemi mantici. Mentre quello orientale dell’I Ching è circondato da una millenaria autentica venerazione ed è considerato un libro sacro (ciò significa appunto, in cinese, “Ching”: libro sacro), al contrario i tarocchi in Occidente sono completamente screditati e i più “informati” ritengono che si tratti semplicemente di carte allegoriche utili ai cartomanti per fare affari. Questa spiacevole situazione dei tarocchi è frutto inevitabile delle condizioni in cui l’Occidente versa da due millenni: a seguito dell’introduzione di una religione di provenienza mediorientale, che non ammette concorrenti sul terreno che reputa di sua esclusiva pertinenza, ogni tolleranza in materia spirituale è stata bandita per secoli, ed è quindi stato necessario celare la sapienza sotto veli alquanto spessi. Mentre in Cina come in India i sapienti di ogni religione trascrivevano i loro insegnamenti ed essi circolavano in misura direttamente proporzionale alla fama del loro autore, in Europa la dottrina antica della sapienza dovette coprirsi di veli: quelli del cristianesimo stesso come nelle saghe del Graal, oppure di strane tecniche metallurgiche come l’alchimia o di incomprensibili simboli come i tarocchi. Affronteremo in altra sede l’importantissimo tema dei “veicoli” della Tradizione Occidentale, dei mezzi cioè attraverso i quali l’antica sapienza greca e romana, arricchita da considerevoli apporti orientali giunti a più riprese a partire almeno dall’età ellenistica, si protrasse in pieno cristianesimo rivestendosi del velo dei simboli: ora ci dedicheremo esclusivamente al tema della riscoperta della profonda valenza simbolica e archetipica dei tarocchi.


Nessun personaggio come Carl Gustav Jung è riuscito in Occidente con tanto successo a diffondere l’interesse per il simbolismo sacro; è quindi naturale chiedersi se nel corso dei suoi studi decennali egli giunse a toccare il variegato universo del tarocco, che, ai suoi tempi, non aveva ancora ricevuto l’attenzione degli storici. La risposta, come subito vedremo, è affermativa; tuttavia Jung non poté disporre del considerevole apparato storico, critico, iconologico che a partire dal secondo dopoguerra, e con progressivo incremento negli ultimi decenni, ha gettato nuova luce sulle origini e lo sviluppo delle carte. Egli attinse quindi probabilmente la sua conoscenza dell’argomento dagli esoteristi dell’epoca, in particolare a quanto sembra da Papus. Sul tema dei rapporti fra il tarocco e Carl G. Jung si trovano spunti molto interessanti raccolti dalla ricercatrice americana Mary K. Greer sul suo blog al link: 

http://marygreer.wordpress.com/2008/03/31/carl-jung-and-tarot/.

Parte di tale materiale proviene dalla biblioteca dello Jung Institute di New York. Lasciamo dunque la parola alla studiosa americana, che ringraziamo per la sua autorizzazione a citare il materiale che abbiamo qui tradotto:





 Mary K. Greer


Benché molti praticanti del tarocco applichino un approccio psicologico junghiano, si è posta la domanda se Jung stesso sapesse qualcosa del tarocco. In effetti ne sapeva, e gli sarebbe piaciuto esplorarlo più approfonditamente ma non poté a causa della penuria di tempo. Ecco alcuni dei suoi riferimenti alle carte, sebbene la sua conoscenza del tarocco, specialmente della sua storia, fosse dolorosamente carente. 


Il 16 settembre 1930, Jung scrisse alla Sig.ra Eckstein:


“Sì, conosco il tarocco. Per quello che ne so, è un mazzo di carte originariamente usato dagli zingari spagnoli, le carte più antiche storicamente conosciute. Sono ancora usate per scopi divinatori”.


Il 1° marzo 1933, Carl Jung parlò del tarocco durante un seminario che stava conducendo sull’immaginazione attiva, dimostrando che era un po’ più informato su queste immagini di quanto avremmo pensato solo dalla lettera precedente. Questa è la trascrizione delle sue esatte parole:


“Un altro strano campo di esperienze occulte in cui appare l’ermafrodito è il tarocco. Questo è un insieme di carte da gioco, originariamente usate dagli zingari - ci sono esemplari spagnoli, se ricordo bene, - che risalgono al 15° secolo. Queste carte sono realmente all’origine del nostro mazzo di carte, in cui il rosso e il nero simboleggiano gli opposti, e la divisione in quattro - fiori, picche quadri e cuori - appartiene anch’essa al simbolismo dell’individuazione. Esse sono immagini psicologiche, simboli con cui si gioca, come l’inconscio sembra giocare con i suoi contenuti. Esse si combinano in certi modi, e le differenti combinazioni corrispondono al giocoso sviluppo degli eventi nella storia dell’umanità. Le originali carte del tarocco consistono delle carte ordinarie da gioco, il re, la regina, il cavaliere, l’asso ecc, - però le figure sono in qualche modo differenti - e inoltre, ci sono ventuno carte sulle quali ci sono simboli, o raffigurazioni di situazioni simboliche. Per esempio, il simbolo del sole o il simbolo dell’uomo appeso per i piedi, o la torre colpita dal fulmine, o la ruota della fortuna, e così via. Queste sono una sorta di idee archetipiche, di natura differenziata, che si mescolano ai componenti ordinari del flusso dell’inconscio, e perciò è adatto ad un metodo intuitivo che ha lo scopo di comprendere il flusso della vita, forse anche predire eventi futuri, eventi che si presentano alla lettura delle condizioni del momento presente. É in tal modo analogo all’ I Ching, il metodo divinatorio cinese che permette quanto meno una lettura della condizione presente. Vedete, l’uomo sempre ha sentito la necessità di trovare un accesso attraverso l’inconscio al significato di una condizione presente, perché c’è una sorta di corrispondenza o somiglianza fra la condizione prevalente e la condizione dell’inconscio collettivo.


Ora nel tarocco c’è una figura ermafroditica chiamata il diavolo. Ciò sarebbe in alchimia l’oro. In altre parole, un tentativo come l’unione degli opposti appare alla mentalità Cristiana come diabolico, qualcosa di malvagio che non è permesso, qualcosa che appartiene alla magia nera”. (Da: Vision: Notes of the Seminar given in 1930-1934 by C.G.Jung
- Visioni: note del seminario tenuto nel 1930-34 da C.G. Jung, curato da Claire Douglas).


In Gli archetipi dell’inconscio collettivo (CW vol. 9:1 par 81) Jung scrisse:


“Se si vuole formare una raffigurazione del processo simbolico, la serie di immagini trovate nell’alchimia sono buoni esempi… sembra anche come se l’insieme d’immagini nel tarocco fossero discese a distanza dagli archetipi della trasformazione, un punto di vista che è stato confermato per me da una lezione molto illuminante del professor (Rudolph) Bernoulli. Il processo simbolico è un’esperienza in immagini e di immagini. Il suo sviluppo generalmente si presenta come una struttura enantiodromica* come il testo dell’I King, e così presenta un ritmo di negativo e positivo, perdita e guadagno, oscurità e luce” [* termine greco usato da Jung per significare “cose che mutano nel loro stesso opposto”].


Dierdre Bair racconta in Jung: a Biography
(Jung: una biografia - Little, Brown, 2003, pag. 549) che nel 1950 Jung assegnò ad ognuno dei quattro membri del suo Circolo di Psicologia un “metodo intuitivo, sincronistico” di ricerca. Hanni Binder doveva svolgere ricerche sul tarocco e insegnargli come leggere le carte. Essi stabilirono che lo “Antico Tarocco di Marsiglia” di Grimaud “era il solo mazzo che possedesse le proprietà e assolvesse i requisiti di metafora che egli spigolava all’interno del testi alchemici”. Il lavoro di Hanni Binder giunse a ben poco, come si può vedere dalla sua relazione conservata allo Jung Institute di New York. Il gruppo si sciolse intorno al 1954.


Cosa c’era dietro il tentativo di Jung di raccogliere tutto questo materiale?

Marie-Louise von Franz riporta in Psyche and Matter (1988) che verso la fine della sua vita



“Jung suggerì di investigare casi in cui si poteva supporre che lo strato archetipico del subconscio è costellato* - a seguito di un grave incidente, per esempio, o nel mezzo di una situazione di conflitto o di divorzio - invitando le persone a imbarcarsi in una procedura divinatoria: gettando lo I Ching, stendendo i tarocchi, consultando il calendario divinatorio messicano, facendo una lettura dei transiti oroscopici  o una lettura geomantica. Se l’ipotesi di Jung è accurata, i risultati di tutte queste procedure dovrebbero convergere… [* termine junghiano che designa “il riconciliarsi di elementi nell’inconscio in modo da formare uno schema consciamente riconoscibile di relazione.” Il materiale costellato è attivato nella psiche dell’individuo dove tenta di sfociare nel campo dell’esperienza (si ringrazia Christine Houde per la precisazione)].


Questa investigazione consisteva nello studiare un avvenimento (incidente fortuito) mediante la convergenza… di una pluralità di metodi, con l’aiuto dei quali potremmo cercare di scoprire  che cosa il Sé “pensava” di questo particolare evento… le formulazioni generalmente abbastanza vaghe delle tecniche divinatorie assomigliano a quelle “nubi di cognizione” che, secondo Jung, costituiscono la “conoscenza assoluta”.


Von Franz spiega ancora che le “Nubi di cognizione” di Jung (un termine che si trova nello yoga classico) rappresenta una consapevolezza da parte della nostra intelligenza conscia di un campo di gran lunga più ampio d’informazione, una “conoscenza assoluta” entro l’inconscio collettivo. Queste immagini, da parte di un “ego più o meno conscio”, mancano di focalizzazione e dettagli precisi. Così, la realizzazione di significato deve essere “una esperienza viva che tocca il cuore proprio come la mente”.


Ella continua:“Le immagini archetipiche di sogno e le immagini dei grandi miti e delle grandi religioni hanno ancora intorno a sé un po’ della natura “nebulosa” di conoscenza assoluta, nella misura in cui sembrano contenere più di ciò che possiamo assimilare consciamente, anche per mezzo di interpretazioni complesse. Esse mantengono sempre una qualità ineffabile e misteriosa che sembra rivelarci più di ciò che possiamo realmente conoscere”.


Il 9 febbraio 1960, circa un anno prima della sua morte, Jung scrisse al sig. A.D. Cornell della fine spiacevole del suo grande esperimento:


«A certe condizioni è possibile fare esperimenti con gli archetipi, come ha mostrato il mio “esperimento astrologico”. Di fatto avevamo iniziato tali esperimenti all’ Istituto C.G.Jung di Zurigo, usando i metodi storicamente conosciuti  intuitivi, cioè sincronistici (astrologia, geomanzia, carte dei tarocchi, e l’I Ching). Ma avevamo troppo pochi collaboratori e mezzi troppo scarsi, così non potemmo continuare e dovemmo fermarci».


L’esperimento proposto da Jung è discusso nel
 Journal of Parapsychology (marzo 1998) in un articolo intitolato: The Rhine-Jung letters: distinguishing parapsychological from synchronistic events - J.B. Rhine; Carl Jung” (Il carteggio Rhine-Jung: distinguere eventi parapsicologici da quelli sincronistici - J.B. Rhine; C.G.Jung) di Victor Mansfield, Sally Rhine-Feather, James Hall.


Gli autori concludono: «Un esperimento come questo soddisfa la nostra descrizione di non essere costretti, o di stare controllando o manipolando, ma presenta le sue proprie difficoltà. Come possiamo, ad esempio, mostrare convincentemente che le procedure divinatorie in realtà convergono, che erano scelti i soggetti appropriati quando un archetipo era effettivamente costellato, che i dati erano presi senza influenzare l’interpretazione, e che altri fattori estranei non stanno distorcendo il risultato? Questi problemi non sono insormontabili, ma per fare qualcosa di più che “predicare al convertito”, questo esperimento o qualunque altro dev’essere fatto con rigore sufficiente perché la più vasta comunità scientifica possa essere soddisfatta di tutti gli aspetti dell’assunzione dei dati, dell’analisi dei dati e così via».


Nel 1984, Art Rosengarten come ricerca per la sua dissertazione di dottorato, condusse un esperimento molto simile a quello descritto da Jung, in cui paragonò il tarocco, TAT e l’interpretazione dei sogni. Potete leggere di questo esperimento nel suo libro Tarot and Psycology: Spectrums of Possibility (Tarocco e Psicologia: gamme di possibilità). Ritengo che Jung ne sarebbe stato compiaciuto.





Dunque quali conclusioni dobbiamo trarre da tutto questo?

 
Benché non fosse un obiettivo diretto delle sue energie, Carl Jung tuttavia riconobbe il Tarocco come rappresentazione di archetipi di trasformazione come quelli che egli aveva trovato in miti, sogni e alchimia, e come avente caratteristiche divinatorie simili all’I Ching e all’astrologia. Soprattutto, Jung riteneva che una persona potesse usare “un metodo intuitivo” per comprendere – mediante la riflessione operata dal tarocco dell’inconscio collettivo in una “nuvola di cognizione” – il significato in una condizione attuale, prevalente.


Carl Jung sugli Arcani Maggiori



Ho appena ricevuto un documento dalla biblioteca dello Jung Institute di New York. Contiene brevi note che Hanni Binder prese delle descrizioni di Jung in tedesco, quando le parlava delle carte dei tarocchi. Un suo amico ha fatto una traduzione letterale in inglese, dattiloscrivendola su larghe schede.


Ciò che segue è la descrizione verbale di Jung degli Arcani Maggiori. Essi sono basati sulle carte del Tarot de Marseille Grimaud, che egli sentiva contenere assai da vicino proprietà che riconosceva dalle sue letture di testi alchemici. Ho corretto ovvi errori di linguaggio, ma riducendo questi cambiamenti al minimo. I miei commenti personali sono fra parentesi quadra.


Se avete familiarità con i fondamentali concetti di Jung troverete riferimenti diretti o indiretti a parecchi di essi: Sé, Ombra, estroversione, introversione, conscio, inconscio, fato, centro, inflazione, compensazione, sacrificio, ecc. Notate anche il suo interesse in ciò che è tenuto nelle mani destre e sinistre come indicazioni di energie maschili/attive o femminili/passive (io preferisco “ricettive”). Queste note sono semplicistiche ma ovviamente erano intese solo come punto di partenza per ulteriori ricerche.


PRECISAZIONE: lo studioso giapponese del tarocco, Kenji, ha scoperto che il testo descrittivo di Jung deriva quasi direttamente dal Tarot de Bohémiens di Papus (grazie, Kenji). Comunque, Jung sembra aver aggiunto parecchie parole chiave dal suo proprio lessico psicologico come ho sottolineato sopra. Mettere a raffronto questi due testi renderà chiaro quali idee Jung ha aggiunto.

 

NOTA DI ANDREA VITALI: Jung appartenne ad un periodo storico in cui i significati simbolici dei tarocchi risentivano ancora del pensiero esoterico e che lui derivò, come sopra scritto, dall'attribuzione loro data da Papus. Poiché secondo le teorie di Jung riguardanti l'energia simbolica, i simboli devono essere interpretati così come l'umanità nel tempo li ha informati, risulta evidente che le intepretazioni date da Jung agli arcani maggiori, alla luce delle attuali informazioni storiche, in molti casi sono da ritenersi superate. Si legga al riguardo il nostro articolo La predizione con i tarocchi.


1 Il Mago
Il Mago ha nella mano destra una palla d’oro, nella sinistra un bastone [bacchetta]. Il cappello forma un otto [simbolo dell’infinito]. La disposizione delle mani mostra a destra attività, a sinistra passività. Segno di forza, stabilità, sé. Tiene tutti i simboli di fronte a sé.

2 La Gran Sacerdotessa

Sacerdotessa seduta. Indossa un velo. Sulle sue ginocchia c’è un libro. Il libro è aperto. Sta in connessione con la luna. Sapienza occulta. Donna passiva, eterna.

 
3 L’Imperatrice

Imperatrice con ali. Nella mano destra ha un’aquila, nella sinistra uno scettro. Ha una corona con 12 pietre. L’aquila come simbolo di anima e vita. Attività femminile. Fecondità, dea.


4 L’Imperatore

Imperatore seduto di profilo. Nella mano destra impugna lo scettro. Indossa un elmetto con 12 pietre. Le gambe sono incrociate. Volontà, forza, realtà, dovere, vivacità.


5 Lo Ierofante

Lo Ierofante si appoggia su una croce tre fax [sic – tripla?]. Le due colonne si elevano sulla destra come legge, sulla sinistra come libertà. Due uomini s’inginocchiano davanti a lui: uno è rosso, l’altro nero. Volontà, religione, fato [fede?], Sé, centro.


6 Gli Amanti

Il giovane è fermo su un angolo ove due strade s’incontrano. La donna a destra ha una ghirlanda dorata sulla testa.  La donna a sinistra è incoronata di tralci. Bellezza, incrocio, strada verso l’interno o verso l’esterno.


7 Il Carro

Conquistatore con diadema. Ha un angolo di tre [angoli retti sulla corazza]. Nella sua mano c’è uno scettro. Braccio d’arma e freccia [mano destra?]. In marcia attivamente verso il suo destino. Ha un obiettivo, ottenere vittoria. Attività, estroversione. Inflazione.


8 Giustizia

Donna seduta con diadema. Nella mano destra tiene una spada, nella sinistra una bilancia. Compensazione fra la natura e la forza di un uomo. Giustizia, compensazione. Conflitto con la legge.


9 L’Eremita

Un vecchio cammina con un bastone. Saggezza simboleggiata come lampada. Protezione con il soprabito. Intelligenza, amore, introversione. Saggezza.


10 Ruota di fortuna

Sfinge che tiene una spada. Ruota che simboleggia l’infinità. Dito come segno di comando. Essere umano coma palla [circonferenza?] della ruota di fortuna. Fortuna /sfortuna.


11 Forza

Una giovane apre la bocca di un leone. La ragazza porta il segno della vitalità sul suo cappello. Libertà, forza.

 
12 L’Impiccato

Le mani di quest’uomo sono dietro la schiena. Gli occhi sono aperti. La gamba destra è incrociata. A destra e a sinistra un tronco d’albero. Tornare indietro [enantiodromia?], impotenza, sacrificio, esame, prova. Faccia rivolta al cielo.


13 Morte

Uno scheletro in un campo cosparso di teste e dita. Morte e rigenerazione. L’Ego non dovrebbe prendere posto, il Sé deve prendere posto. Nuova posizione, liberazione, fine.


14 Temperanza

Giovane versa acqua da una brocca in un’altra. Il sole dà il liquido della vita da una brocca d’oro entro una d’argento. Movimento, coscienza, crescita naturale.


15 Il Diavolo

La mano destra del Diavolo è sollevata verso il cielo, la sinistra punta verso la terra. Due persone stanno sotto di lui. Tiene la torcia come un segno di magia nera. Fato, Ombra, emozione.


16 La Torre

Torre in fiamme. Ospedale, prigione, colpita dal fulmine. Sacrificio.


17 La Stella

Una donna nuda versa acqua da due brocche. Intorno alla ragazza ci sono sette stelle. Il Sé risplende, stelle del destino, notte, sogni. Speranza. Il Sé è nato nelle stelle. Unione con l’eterno.


18 La Luna

In mezzo a un campo ci sono un cane e un lupo. Un gambero esce dall’acqua. È notte. La porta dell’inconscio è aperta. Al gambero piace salire a riva. La luce è indiretta.


19 Il Sole

Due ragazze nude. Il sole splende sulle fanciulle. Gocce di oro cadono sulla terra. Il Sé domina la situazione. Coscienza. Illuminazione.


20 Giudizio

Un angelo con ali infuocate, una tomba aperta sulla terra. Nascita del Sé. Ispirazione, liberazione.


21 Il Mondo

Donna nuda, le sue gambe sono incrociate. Nei quattro angoli abbiamo l’angelo, il leone, il toro e l’aquila. Compimento, termine. Nel mondo ma non del mondo.


0 Il Matto

Un uomo che non si cura di sé. Inizio e fine. Il matto non ha dimora in questo mondo; la sua casa è nel cielo. Sognatore, lato mistico.


Carte maschili:

Bastoni = libido [impulso sessuale]

Spade = forza spirituale


Carte femminili:

Pentacoli = Materia

Coppe = Sentimento


Nota aggiunta sui Quattro Semi: Jung ovviamente non riuscì a collegare i quattro semi ai suoi quattro tipi o funzioni psicologici, basati sul quaternario di elementi e umori. Comunque, ci andò vicino con i semi “femminili”, chiamando Sentimento le Coppe, mentre i Pentacoli come Materia sono vicini a Sensazione. La maggior parte delle persone collegano Intuizione ai Bastoni e Pensiero alle Spade. La più concisa spiegazione di Jung dei suoi tipi psicologici si può trovare in L’Uomo e i suoi Simboli (lettura altamente raccomandata per chiunque sia interessata all’approccio junghiano al tarocco):


Sensazione vi dice che qualcosa esiste (mediante i sensi).

Pensiero vi dice che cos’è (la sua definizione).

Sentimento vi dice se è piacevole o no (il suo valore).

Intuizione vi dice da dove viene e dove va (le sue possibilità).